Remo Brindisi - Abitanti E Lavori Del Posto

autore: REMO BRINDISI
titolo: Abitanti e lavori del posto
tecnica: affresco
misure: cm. 525 x 600
epoca: post 16 ottobre - 15 novembre 1957
collocazione: via Beretta/piazza Minoia
iscrizioni: “Brindisi”, in basso a destra

 

dipinto di Remo BrindisiL'opera. Si tratta di un grande affresco raffigurante gli abitanti del borgo che vengono ritratti nei loro lavori più tradizionali, relativi al mondo agricolo, e nei costumi tipici del luogo.
Compaiono così più volte riprodotti la gerla del contadino e alcuni personaggi esaltati dalle dimensioni monumentali e caratterizzati da fisionomie spesso caricaturalizzate.

 

L'artista. Nacque a Roma nel 1918 e frequentò la Scuola d'Arte di Urbino dove conseguì il diploma di incisore. Nel 1946 si trasferì a Milano; in seguito espose numerose volte alla Biennale di Venezia nel1948, 1950, 1952, 1954 ed eseguì una serie di affreschi nella chiesa del Carmelo di Legnano. Lavorò anche nella basilica di San Bernardino a L'Aquila per la quale realizzò delle suppellettili sacre per la tradizionale processione del Cristo morto. Brindisi arrivò ad Arcumeggia due anni dopo la personale che il Comune di Milano organizzò nel 1955 e che gli fruttò grandi riconoscimenti. É morto nel 1996.

 

Notizie storico-critiche. L'artista scelse di realizzare un'opera di grandi dimensioni e dall'evidente forza comunicativa. Per quanto concerne il soggetto rappresentato, esso ben si adatta al giudizio e presso da Vincenzo Costantini che aveva sottolineato la scelta, da parte dei dieci affrescatori che si erano cimentati nel 1956, di "temi che sono in armonia con i caratteri ambientali e psicologici di questa gente semplice e cordiale". " giudizio del noto storico dell'arte si adeguava perfettamente a quanto proposto da Usellini, mentre negli altri artisti tale messaggio risultava, per la verità, un po' velato. Brindisi, al contrario, fu colui che per primo colse l'importanza di trattare questa tematica e che rilanciò in maniera convinta la scelta di Usellini. Inoltre è doveroso tener presente che Brindisi non era nuovo a rappresentazioni con forte contenuto sociale o comunque descrittivo del mondo contadino. Intorno ai primi anni Cinquanta l'artista eseguì opere quali "Saltarello abruzzese"(1950), "Ballo montanaro" (1952), "Contadino che riposa" (1950-52) e "I pastori" (1955).
Particolare attenzione meritano alcuni personaggi raffigurati nel dipinto a proposito dei quali la cronaca locale, che seguì i lavori di Brindisi, riferì che riproducevano le fisionomie di alcuni abitanti del luogo particolarmente conosciuti dai paesani per il loro lavoro quali il postino, il messo comunale, l'anziano emigrante e una contadina.
Non è quindi da escludere che Brindisi avesse voluto rendere partecipe in questo modo gli abitanti del luogo che potevano perciò riconoscersi o individuare i loro compaesani. Questa scelta fu sicuramente stimolata anche dall'opportunità di essere il primo artista che soggiornò nella Casa del Pittore, a contatto diretto con il luogo, i suoi abitanti, la natura.
Sotto il profilo stilistico, a parte la già accennata monumentalità dei personaggi, è da sottolineare il fatto che l'artista seppe abilmente sfruttare la struttura architettonica preesistente, inserendo le figure fra le varie aperture, costringendo lo spettatore ad una lettura paratattica dell'opera, suddivisa in più episodi. Anche Agnoldomenico Pica (1967) sottolineò questo aspetto scrivendo che “l'affresco di Brindisi, invece di concludersi in un episodio dell'architettura, in una magica finestra aperta nel vivo del muro, si è impossessato della intera facciata cosicché, rovesciato il rapporto, aperture e davanzali e porte e stipiti e gronda, diventano, a propria volta, episodi della grande finzione pittorica”.
Nel catalogo generale delle opere di Brindi i pubblicato nel 1982 è riprodotto un dipinto di piccole dimensioni (cm. 35 x 25) conservato preso il collezionista privato di Varese, Tosi Marcellino. Il titolo dell'opera è "Vecchio del paese" e il personaggio ritratto pare coincidere con l'anziano affrescato sopra la finestra destra. Non solo la fisionomia del volto è identica, quasi come se in entrambi i casi fosse stato realizzato un ritratto, ma anche l'espressione e alcuni particolari di costume appaiono ripetersi in ambedue le opere. Il dipinto di Varese, olio su cartone telato, viene datato al 1956 e se l'anno risultasse corretto bisogna pensare che Brindisi avesse avuto già dei rapporti con la comunità di Arcumeggia. Nel caso, invece, l'opera potesse essere post datata di un anno, si potrebbe ritenerla un bozzetto per un particolare dello stesso grande affresco di Arcumeggia. A convalidare quest'ultima ipotesi contribuisce un dipinto conservato presso la Casa del Pittore raffigurante un volto di paesano con cappello (foto n. 112, p. 144) la cui tipologia rivela stretti contatti con l'affresco del 1957. Inoltre le sue dimensioni (cm. 34 x 25) sono quasi del tutto identiche al cartone della collezione Tosi e questo fattore lascia pensare che l'artista avesse effettivamente realizzato queste due opere in funzione di bozzetti e di prove di esecuzione per l'affresco dipinto durante la sua permanenza ad Arcumeggia.

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Remo Brindisi - Abitanti E Lavori Del Posto

 

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