Aligi Sassu – Corridori

autore: ALIGI SASSU
titolo: Corridori
tecnica: affresco
misure: cm. 223 x 292
epoca: intorno al 6 dicembre 1957
collocazione: via Mario Beretta
iscrizioni: "Aligi Sassu 1957", in basso a destra

 

dipinto di Aligi SassuL'opera. Il dipinto raffigura un gruppo di ciclisti durante lo svolgersi di una competizione. Tra essi sono facilmente riconoscibili alcuni grandi protagonisti dell'epoca come Coppi, Bartali, Binda e Ronchini. Inoltre, secondo quanto riferì la cronaca, Sassu non trascurò di coinvolgere alcuni abitanti di Arcumeggia di cui riprodusse le precise fisionomie negli spettatori che assistono alla corsa ai lati della strada.

 

L'artista. Nacque a Milano nel 1912. Nel 1927 aderì al secondo futurismo firmando con Bruno Munari il manifesto "Dinamismo e forza muscolare". Nel1928 espose alla Biennale di Venezia, mentre nel 1930 alla Galleria del Milione a Milano. Nel 1934-3S soggiornò a Parigi dove ebbe modo di conoscere la pittura francese del Romanticismo, degli impressionisti e dei fauves. Trasferitosi a Milano, nel 1938 aderì al movimento di "Corrente" collaborando a tale progetto con artisti quali Manzù, Birolli e Tomea. Nel 1939 eseguì a Cadevi Ila (Voghera) l'affresco intitolato "Diana e Callisto", il primo di una lunga serie che ne comprende ben trentaquattro. Dopo la seconda guerra mondiale proseguì nella sua ricerca artistica cercando continuamente stimoli dai numerosi viaggi che compì in Cina e in Spagna. Dal 1950 in avanti Sassu si isolò sempre di più e si dedicò molto alle tecniche della scultura, dell'affresco e del mosaico, lavorando principalmente in Sardegna, a Milano, in Liguria, a Napoli e a Pescara.

 

Notizie storico-critiche. Il tema dei ciclisti fu ampiamente trattato da Sassu nella sua carriera artistica e la sua origine pare si debba ricercare in una passione particolare che il pittore ebbe per questo sport, mentre dal punto di vista strettamente artistico è accertato che fu sviluppato sin dal periodo della sua esperienza futurista. Nel 1913, infatti, Boccioni dipinse “Dinamismo di un ciclista", che sicuramente stimolò alcuni anni più avanti il giovane Sassu che nel 1929 realizzò con una tecnica mista l'opera "Ciclisti", mentre nel 1931 eseguì una tempera su cartone intitolata "Tre ciclisti". Queste due opere, seppure ispirate al tema futurista, evidenziavano alcune tangenze rispettivamente con i contenuti formali ed estetici di "Novecento" e di Sironi. Nel 1940 Sassu si dedicò anche alla scultura in ceramica e la sua prima opera eseguita con tale tecnica venne dedicata, ancora una volta, alla figura del ciclista.
Nel 1955 l'artista eseguì un olio su tela intitolato "Gruppo di ciclisti alla partenza", dimostrazione di come il tema non venne abbandonato nel corso degli anni, ma aggiornato parallelamente agli sviluppi della propria ricerca formale. Quest'opera presenta delle differenze di impostazione e di scelte cromatiche caratterizzate, queste ultime, da pennellate più veloci e tonalità accese. Inoltre sembra che nel dipinto di Arcumeggia Sassu ritorni a confrontarsi, pur con un linguaggio formale ben differente, con il dinamismo futurista, mentre nell'opera del 1955 prevaleva la staticità.
Sempre nel 1955 Sassu aveva dipinto un'opera dal titolo "Ciclisti in corsa" (olio su tela, cm. 50 x 70), apparsa sul mercato di un'asta milanese del 1° dicembre 1981, che presenta analogie ancor più strette con l'affresco di Arcumeggia. In essa, infatti, è rappresentato un gruppo di ciclisti in fuga su di una salita a tornanti. Non pare azzardato avanzare l'ipotesi che si tratti di un'immagine pressoché speculare dell'affresco per ciò che concerne l'impostazione scenografica. La differenza sostanziale, a parte il discorso relativo alla tecnica adottata e alle soluzioni cromatiche ottenute, consiste nella presenza di un linguaggio che volutamente trascura ogni riferimento alla realtà, evitando citazioni di personaggi sportivi reali.
In riferimento alla passione per la bicicletta, in un contributo pubblicato sulla rivista "Le Arti" del 1966, lo stesso Sassu scrisse: "Da ragazzo correvo in bicicletta. Era la mia stagione eroica, adoravo il fruscio delle gomme leggere sull'asfalto, l'odore acre di fumo, di bagnato, di terra che assorbivo, la testa incassata nelle spalle, chino sul manubrio attraverso i paesi, le campagne, gli acciottolati sconnessi di volata. Le salite allora erano polverose ed estenuanti sotto il sole. Solo chi ha lungamente lottato sulle strade può comprendere rutta la poesia. Ricordo quegli anni come un susseguirsi di lunghe volate nella polvere delle strade di campagna, nella pioggia e nel freddo, perché uscivo anche d'inverno tanta era la passione. Rivestivo di contenuto etico quel lirico senso di vira, di giovinezza, di scoperta che era nel mio cuore. Il mondo era tutto da conoscere, era tutto da dipingere. Così a poco a poco, nacque il mio quadro Il ciclista".
Già in queste frasi di Sassu si avverte quali valori e significati avesse per lui questo tema ben adatto a fornire gli strumenti per meditare sulla fatica della vita umana e sugli ostacoli che l'uomo deve superare per raggiungere la meta sperata.
L'affresco è una delle poche opere di Arcumeggia che risultano citate nei cataloghi o nelle monografie relative agli artisti che qui lavorarono. Infatti l'opera di Sassu venne segnalata nel 1984 da De Micheli che sottolineò la vicinanza con i "Tre ciclisti" del 1931.
Una valutazione dell'affresco di Arcumeggia venne espressa anche da Agnoldomenico Pica (1967) che colse la somiglianza con le popolari illustrazioni che apparivano all'epoca sulla "Domenica del Corriere" e che ne sottolineò la sua “ingenua ed esplosiva vitalità”.

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Aligi Sassu – Corridori

 

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